Nello scorso articolo ho scritto del Tour di Torino Sotterranea, la città di sotto. Un bellissimo e insolito itinerario tra mistero e storia.
Qui invece, vorrei approfondire la storia di questa rete di gallerie e raccontare uno degli episodi che mi hanno affiscinato di più: quello di Pietro Micca, racconto che sicuramente fa parte del folklore torinese.
La nascita della città sotterranea
La Cittadella di Torino è stata il simbolo della resistenza del ducato di Savoia.
Il duca Emanuele Filiberto, detto "testa di ferro", ha voluto equipaggiare la città con un bastione di difesa. La costruzione iniziò nel 1564, ma finì soltanto 13 anni dopo, anche perchè il progetto fu ingrandito e furono costruite ulteriori fortificazioni anche all'esterno.
La cittadella aveva una pianta ottagonale, con bastioni ai vertici e un pozzo al centro per garantire la presenza d'acqua durante gli assedi. Era circondata inoltre da un ampio fossato asciutto. Ma la parte più ingegnosa era invisibile: nel sottosuolo si diramava un labirinto di gallerie che si estendeva anche al di fuori delle mura.
C'erano tunnel che attraversavano tutta la cittadella chiamati Capitali, distinti tra Capitali alte e Capitali basse perchè si sovrapponevano fra loro su due livelli di profondità. Una galleria all'esterno del fossato univa tutte le capitali alte tra loro. C'erano inoltre cunicoli e gallerie secondarie e piccoli tratti di tunnel utilizzati per raggiungere i "fornelli" (passaggi di contromina).
Vittorio Amedeo II, durante l'inverno tra il 1705 e il 1706, fece rafforzare le difese esterne alle mura facendo scavare da provetti minatori un complesso di gallerie. Così il labirinto di cuniculi sotto la cittadella raggiunse la lunghezza di 14 chilometri e quello esterno di 7 chilometri, garentendo a Torino la capacità di difendersi grazie a mine nascoste sotto le truppe nemiche che in superficie assediavano la città.
La storia di Pietro Micca
Nell'agosto del 1705 i francesi arrivarono alle porte di Torino. La conquista della città era fondamentale per poter poi dominare tutta l'Italia settentrionale. Ad ottobre però, le truppe francesi decisero di ritirarsi a causa dell'innumerevoli perdite e della mancanza di artiglieria, con l'intenzione di riprendere l'assedio l'anno successivo.
Verso la metà del maggio del 1706 i francesi ripresero l'attacco, forti di un'armata di 44 mila uomini e una potente artiglieria. Fecero però l'errore di non tener conto dell'avvertimento di un maresciallo sulla pericolosità del "groviglio di mine" che era pronto a esplodere per difendere la città.
La battaglia cominciò e si prolungò con continui cannoneggiamenti e la durissima e incessante guerra di mina e contromina. Nonostante questo, le gallerie della Cittadella resistevano, così come la città di Torino.
Si racconta che verso la mezzanotte del 29 agosto del 1706, quattro granatieri francesi riuscirono a raggiungere la porta attraverso la quale si entrava nella galleria che conduceva all'interno della piazzaforte. Vennero uccisi dai granatieri sabaudi di guardia, ma purtroppo riuscirono ad aprire la strada ai loro commilitoni che ebbero la meglio sul manipolo dei soldati torinesi.
Entrarono così nel primo tratto della galleria, ma qui trovarono una porta sbarrata: Pietro Micca, che era di guardia a quel settore, l'aveva chiusa e aveva preparato un fornello da mina per far crollare la rampa nel caso il nemico riuscisse a penetrare.
Sentendo sfondare la porta, Micca incitava il suo compagno a innescare la miccia, ma vedendolo in difficoltà gli disse: «Alzati di là, sei più lungo di un giorno senza pane, lascia fare a me e scappa a salvarti». Innescò una miccia corta, cercando subito dopo di mettersi in salvo, ma non ci riuscì.
L'esplosione quasi immediata fece crollare la volta della scala e travolse i francesi, che nel frattempo erano riusciti a entrare. Lo scoppio uccise anche il coraggioso minatore, raggiunto dall'onda d'urto dell'esplosione e scaraventato a quaranta passi di distanza lungo la galleria bassa.
Le scale e la galleria superiore crollarono seppellendo gli invasori. L'assedio si concluse con la sconfitta dei francesi pochi giorni dopo: il 7 settembre 1706.
Per questo motivo si dice che è grazie al sacrificio di Pietro Micca che Torino e l'Italia si salvò dall'assedio francese. Vittorio Amedeo II fece corrispondere alla vedova del minatore un vitalizio di due pani al giorno.
Il Museo di Pietro Micca
Grazie al colonnello Guido Amoretti, che 1958 ha cominciato ad interessarsi agli scavi presso le gallerie, iniziando un'opera di scoperta e restauro, è possibile conoscere il punto esatto in cui Pietro Micca fece saltare la mina.
Dal 1961 è stato inaugurato il museo di Pietro Micca. L'edificio è stato costruito direttamente sopra le gallerie, infatti oltre ai saloni espositivi, potrai visitare i cuniculi fino al punto in cui Pietro Micca è sceso dopo aver acceso la miccia.
Un museo che promette una visita insolita ma anche altamente consigliata, soprattutto se fatta in compagnia di una guida.
Il costo è minimo, in quanto il biglietto intero costa 3 euro e quello ridotto 2 euro. Il museo è aperto tutti i giorni, tranne il lunedì, dalle ore 10.00 alle ore 18.00.
Per maggiori informazioni puoi consultare il sito ufficiale del Museo di Pietro Micca.
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